1982
Chieti, Archi, Tornareccio, Atessa, Paglieta, San Salvo

Ripercorrere i passi fatti da Berlinguer e visitare gli stessi luoghi che lui ha visto mi sta portando verso la fine di questo lungo e, per certi versi, emozionante viaggio.
Ma la strada è ancora lunga e gli appuntamenti tanti: oggi, infatti, toccherò tre zone diverse d’Abruzzo, Chieti scalo, la Val di Sangro e San Salvo.
“Non avremo per caso esagerato?” si era chiesto qualcuno quando venne organizzata quella lunga presenza di Berlinguer nel sud della regione: così, almeno, ha scritto Di Vincenzo nel suo “I comizi e il miele”. E, a ben vedere il tour serrato, qualche dubbio viene.
È il 1982, l’8 maggio per l’esattezza. Berlinguer, quel giorno, è atteso a Chieti scalo al circolo Arci chiamato “la Terrazza”. Quell’incontro e quella tappa non erano previste, inizialmente, ma Berlinguer non si tira indietro alla richiesta dei compagni, per lo più operai che in quel periodo lottano strenuamente per difendere il posto di lavoro:
[…] gli operai della zona, costretti a lottare duramente per la conservazione del posto di lavoro: alla Farad, per esempio, in quei giorni i lavoratori stanno presidiando lo stabilimento per impedirne lo smantellamento, ma da lì a pochi giorni il tribunale di Chieti dichiarerà il fallimento dell’azienda, dando l’avvio ad una lunga, aggrovigliata e, per gli operai, drammatica vicenda sindacale-giudiziaria

Il Segretario del PCI, come sempre, viene accolto calorosamente. Il suo è un intervento breve, ma denso di contenuti: loda gli sforzi e l’impegno dei militanti locali che definisce “insostituibili” per non far perdere al partito il carattere di massa:
parlare in televisione va bene, ma conservare e ampliare la capillarità dei nostri rapporti e contatti è ancora più indispensabile se non vogliamo diventare un partito come tutti gli altri
L’incontro termina tra gli applausi e doni, ma Berlinguer non si intrattiene molto e andrà in hotel a riposarsi: il giorno dopo lo attendono in Val di Sangro.
La Val di Sangro è una vasta zona della provincia di Chieti, per lo più collinare, che costeggia l’omonimo fiume, da sempre votata all’agricoltura grazie anche a sistematici lavori di irrigazione capillare.
Lanciano, Fossacesia, Atessa, Paglieta, i comuni più noti e anche quelli dove, tra gli anni ‘70 e ‘80, sono accaduti eventi che hanno visto la partecipazione della cittadinanza in maniera attiva e compatta. Dagli scioperi delle lavoratrici dell’ATI di Lanciano (meglio note come le “tabacchine” ), alle lotte ambientaliste per scongiurare l’apertura di aziende potenzialmente dannose e nocive per la salute e il territorio.
Ad Atessa incontro Angelo Staniscia, che è stato sindaco della cittadina tra la fine degli anni ‘70 e i primi ‘80.
Mi dice di essersi iscritto al partito nel 1970, dopo aver militato brevemente in Lotta Continua, grazie anche all’influenza di un suo docente di filosofia durante i suoi studi universitari ad Urbino.
Angelo poi prosegue raccontandomi com’era la vita di sezione, in un piccolo paese come era Atessa, e il conseguente scontro generazionale con la vecchia classe dirigente.

Angelo mi racconta di essere stato eletto sindaco di Atessa nel 1976, tra le fila del Partito Comunista. Il partito già negli anni passati aveva visto un notevole aumento percentuale delle preferenze, fatto straordinario se si tiene conto che la zona della Val di Sangro (o meglio, la provincia di Chieti in generale) era sempre stata roccaforte della DC e del suo più noto esponente locale, Remo Gaspari. Nel 1981 Staniscia viene riconfermato sindaco, facendo guadagnare al partito il 57% delle preferenze.
L'Unità, 28/07/1976
L'Unità, 28/07/1976
Enrico Berlinguer, che non era riuscito a venire in Abruzzo per quelle elezioni, torna l’anno successivo, e si ferma ad Atessa il 9 maggio 1982 (dopo essere stato, lo stesso giorno, anche ad Archi e Tornareccio, due piccoli paesi, poco distanti da Atessa), dove tiene un comizio in piazza.
L'incontro con il Segretario del PCI è un ricordo indelebile nella mente e nel cuore di Angelo. È visibilmente emozionato ancora oggi, nel ripensarci, nonostante siano trascorsi più di 40 anni.



Il comizio di Berlinguer è breve, ma il suo discorso è puntuale ed efficace.
La piazza, gremita di gente, lo ascolta con attenzione.
Come successo a Chieti il giorno prima, anche ad Atessa Berlinguer sottolinea più volte che il risultato elettorale ottenuto dall’amministrazione appena un anno prima era stato il frutto dello stretto legame tra il partito e il territorio, insieme ai suoi cittadini.
Angelo durante il suo racconto, nel ricordare quel giorno e quell’incontro, si emoziona e appassiona con – immagino – lo stesso spirito con il quale ha affrontato, più di quarant’anni fa, la questione sull’industrializzazione massiccia e indifferenziata alla quale volevano sottoporre la Val di Sangro. Insieme ad altri sindaci comunisti della zona e alla cittadinanza unita e compatta ha praticamente dato vita ad un vero e proprio movimento ambientalista, spontaneo.
Uno dei casi più controversi che ha riguardato la lotta in prima linea è certamente quello legato all’insediamento della Sangro Chimica, malvista da varie amministrazioni locali e dalla cittadinanza, per una serie di conseguenze negative che la sua nascita avrebbe portato. Ma, nonostante questo precedente, presto la cittadinanza e le amministrazioni locali si trovano a dover fronteggiare una nuova opposizione, questa volta contro l’apertura della Rhom&Hass.
L’azienda, statunitense, produceva diserbanti e anticrittogamici e sarebbe sorta in un’area adibita alla coltivazione di piante da frutto, pesche principalmente, nei pressi di un’altra azienda alimentare - la Frigodaunia -impegnata nella realizzazione di verdure surgelate destinate alla grande distribuzione.
Angelo Staniscia diventa sindaco di Atessa nel luglio del 1976, con le trattative dell’apertura del nuovo polo industriale già iniziate. Anzi, praticamente quasi concluse: ottenuta la concessione edilizia, mancava semplicemente l’autorizzazione all’esercizio.
L’attenzione popolare e mediatica locale è molto alta, sia per i precedenti legati alla storia della Sangro Chimica ma anche perché, nel frattempo, in Lombardia è accaduto il disastro di Seveso.
Staniscia, insomma, decide di non concedere l’autorizzazione all’esercizio ma, anzi, nomina un tavolo tecnico di esperti per valutare la pericolosità dell’impianto.
Allarmata dai potenziali rischi per la salute, la cittadinanza risponde raccogliendo circa 20 mila firme per bloccare l’avvio dei lavori per l’apertura della Rhom&Hass, recapitandole direttamente alle amministrazioni locali e nazionali.


Contrariamente a quanto accaduto per la Sangro Chimica, dove si discuteva sostanzialmente ancora su un progetto, la Rhom&Hass era nella sua fase esecutiva invece, con tanto di dipendenti regolarmente assunti, ingegneri e periti chimici per lo più. Inizia così un periodo molto turbolento, con i dipendenti che iniziano lo sciopero della fame, occupando la fabbrica, a cui si va ad aggiungere lo scontro sia con la CGIL che con la sezione generale del Partito Comunista, entrambi favorevoli all’apertura dell’azienda.
Staniscia ricorda quei giorni come difficili, di fuoco, dove la pressione era alle stelle, anche a livello psicologico. I dipendenti della Rhom&Hass si rivolsero direttamente alla direzione nazionale del Partito, ottenendo più di un incontro con Giorgio Napolitano; quest’ultimo, infine, convocò Angelo Staniscia e il segretario provinciale del partito, Emilio Bafile, a Roma, dando loro un ultimatum:
o accettavano l’apertura dell’azienda oppure sarebbero stati costretti ad abbandonare il partito.
Staniscia non ha dubbi: se costretto a concedere l’autorizzazione, la firmerà ma rassegnando le sue dimissioni da sindaco, in quanto andrebbe palesemente contro gli interessi di quella stessa cittadinanza che lo ha scelto come rappresentante.
Ma, in difesa dell’operato di Staniscia sindaco, interviene Cossutta, allora responsabile degli enti locali.
La direzione nazionale, alla fine, sceglie di non prendere provvedimenti.
La storia della Rhom&Hass, tra le varie vertenze e i ricorsi al TAR da parte dell’azienda, nel frattempo balza anche alle cronache nazionali – sul Corriere della Sera, ad esempio – e termina nel 1981, senza che la sua attività sia mai iniziata.
Queste due battaglie (Sangro Chimica e Rhom&Hass) accendono molto i riflettori sull’impegno delle amministrazioni locali verso gli interessi dei cittadini, per la salvaguardia della loro salute e del territorio, portando di conseguenze grandi soddisfazioni a livello elettorale e, soprattutto, restituendo alla politica il concetto di “affidabilità”.
Oggi la Val di Sangro resta una zona a forte vocazione agricola, affiancata però da una notevole industrializzazione, sviluppatasi proprio negli anni ‘70. L’azienda più nota, sicuramente, è la SEVEL, specializzata nella produzione di autoveicoli commerciali del gruppo Stellantis, gruppo imprenditoriale al cui interno è confluita anche la FIAT.

L'Unità, 27/11/1977
L'Unità, 27/11/1977
L'Unità, 27/11/1977
L'Unità, 27/11/1977
L’azienda viene fondata nel 1978 (anche se entrerà in funzione solo nel 1981), esattamente nello stesso periodo delle lotte popolari contro la Sangro Chimica e la Rhom&Hass. Il dubbio è lecito: perché un’azienda sì e un’altra no?
Indubbiamente, però, nel processo di industrializzazione della Val di Sangro tanto è stato fatto dall’operato delle amministrazioni locali, in prima battuta dai sindaci che spesso si sono trovati a mediare con i loro cittadini, per lo più agricoltori, i primi ad essere spaventati dalla ventata di progresso che stava per arrivare nelle loro case.
Lo chiedo direttamente ad Angelo, quale pensa sia stato il segreto dell’ottima riuscita e lui, fermamente, mi risponde :
“coinvolgendo i cittadini, rendendoli partecipi e coscienti in ogni decisione”
Saluto Angelo, ringraziandolo del prezioso contributo che mi ha donato e riprendo il mio viaggio, direzione San Salvo.

Qui, Berlinguer arriva nel pomeriggio inoltrato di domenica 9 maggio, dopo una breve sosta nel comune di Paglieta, allora guidato dal sindaco Enrico Graziani, dove viene accolto da un lungo e caldo applauso. Potrà trattenersi poco nel piccolo comune del Sangro, giusto il tempo di un breve saluto ad una numerosa folla che lo stava aspettando.
Giunto a San Salvo lo attendono, tra gli altri, gli operai della Magneti Marelli e della SIV, le due principali industrie della zona vastese. Il comizio viene aperto da un giovane ma combattivo tecnico della Magneti Marelli, oltre che consigliere regionale e capolista del partito per le elezioni che si sarebbero tenute da lì a un mese: Arnaldo Mariotti.
Arnaldo è un signore ancora energico e vivace, che subito mi racconta della sua esperienza da militante nel PCI, iniziata nel 1977, dopo un lungo trascorso nei movimenti sindacali.

Lui, originario della vallata del Tavo, arriva a San Salvo quando viene assunto dalla Magneti Marelli, famosa azienda metalmeccanica inaugurata nel dicembre del 1970.
Arnaldo, all’interno della MM, farà parte del consiglio di fabbrica per circa 5 anni e successivamente si dimetterà per dedicarsi al partito.
Mi spiega di come, già ben prima del suo arrivo, San Salvo fosse divisa a metà: da un lato i contadini, che votavano PCI, dall’altro invece artigiani e commercianti per la DC. Non c’era, invece, una vera e propria classe operaia perché la zona non era affatto industrializzata; anche se, da lì a poco, la situazione cambierà.
Il famoso boom economico arriva tardi nel sud dell’Abruzzo: i contadini facevano fatica ad arrivare a fine giornata, evidenti erano i segni di denutrizione. Ma lo sviluppo industriale arriva anche a San Salvo, seppur in ritardo.
Ma non solo: è opinione di Mariotti che l’apertura delle fabbriche e la successiva industrializzazione, in realtà, abbiano migliorato di molto anche la pratica dell’agricoltura, modificando soprattutto l’approccio e la mentalità al lavoro.
Ma torniamo a quel 9 maggio del 1982: Berlinguer arriva a San Salvo per tenere un piccolo comizio, in vista delle elezioni che si terranno da lì a qualche settimana. Il comizio avviene in una piazza gremita di gente, tutti in attesa di ascoltare il segretario del PCI; ci sono anche esponenti della DC, affacciati ad un balconcino. Prende la parola Mariotti e si lancia in un appassionato discorso, accusando la DC di malgoverno e corruzione. Infine, esorta a votare comunista
per una San Salvo più civile, più vivibile, per un comune veramente vicino al popolo
La folla applaude e un boato si alza quando prende la parola Berlinguer, che – in sostanza – risponde a varie accuse lanciategli nei giorni scorsi da altri esponenti della DC e affrontando vari temi di politica nazionale e internazionale, come la guerra delle Falkland
Finita la manifestazione, Mariotti e gli altri compagni portano Berlinguer a cena in un noto ristorante di pesce a Vasto, a pochi km di distanza.
Durante la cena, continua Arnaldo nel suo racconto, Berlinguer può chiacchierare in modo più approfondito con tutti loro, ponendo domande e soprattutto ascoltando: chiede loro delle intenzioni di voto dei contadini, degli operai e degli artigiani. A questo punto Arnaldo mi confessa che fu in quel momento, forse, che Berlinguer capì che non avrebbero vinto le elezioni: riconosceva il grande entusiasmo e le buone intenzioni di tutti, ma era consapevole di quanto fossero poco ferrati su tutti i problemi del territorio. Tant’è che, infatti, persero le elezioni di giugno.
Ma, nel 1985, la situazione cambia drasticamente: il PCI vince a San Salvo, con un’alta percentuale.
Questo, secondo Arnaldo, è stato possibile grazie soprattutto al loro lavoro sul territorio, al coinvolgimento della cittadinanza in ogni processo decisionale.
Poi, ricorda di come Berlinguer collaborò – in termini economici, attraverso una donazione – alla realizzazione della sede locale del partito, evento al quale partecipò, in realtà, tutta la cittadinanza senza distinzione di appartenenza a qualsivoglia partito.
